5 arbusti e siepi resistenti per il giardino

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5 arbusti da siepe resistenti

Quali sono le caratteristiche principali che deve avere una siepe?

  • deve essere sempre verdissima
  • bella folta
  • resistente al caldo e al gelo
  • resistente anche a malattie e parassiti
  • magari anche fiorire e regalare qualche frutto colorato

Sembra impossibile? Certo che no, ecco 5 arbusti da siepe che rispondono a queste caratteristiche d’eccellenza.

Eleagno: l’arbusto giapponese che fiorisce fuori stagione

L’eleagno fiorisce quando tutti gli altri arbusti l’hanno già fatto.
Da settembre a ottobre basta seguire il soave profumo che si spande nell’aria e ascoltare l’intenso ronzio delle api goduriose a capofitto nei minuscoli fiorellini prodotti a centinaia da una singola pianta. Sarebbero già benefit sufficienti per decidere di piantare una siepe (o un esemplare, anche in vaso grande) di Elaeagnus ebbingei in giardino, ma questo arbusto giapponese dà ancora di più: le foglie coriacee persistenti sono verde bottiglia di sopra e argentate di sotto, risultando interessanti in ogni stagione, e ancora di più nelle varietà variegate di giallo o di crema. E i fruttini, drupe simili a piccole olive rosso-argento, piacciono tanto ai tordi.

Come coltivare l’eleagno:

  • mettetelo al sole o mezz’ombra, dalla Sicilia alle Alpi (fino a –10 °C e decisamente meglio in pieno sole), anche al mare perché la salsedine non lo turba
  • annaffiatelo bene nei primi 365 giorni dall’impianto, poi solo durante le estati torride e secche
  • se necessario, potatelo in gennaio-febbraio, quando si sta riposando. Formerà una siepe fitta e poco penetrabile, immune da malattie fungine anche nelle primavere più piovose.

La Fotinia: l’arbusto di un incredibile rosso

La fotinia (Photinia x fraseri) è la Regina delle siepi, perché è ricca di virtù che la rendono bellissima in tutte e 4 le stagioni:

  • in primavera, da metà marzo, riprende a crescere con germogli e foglie nuove color rosso fuoco o porpora, uno spettacolo che dura fino all’inizio di giugno, ma che si può ricreare potandola a metà giugno per avere una nuova produzione arrossata, sebbene un po’ meno accesa
  • a inizio maggio si riempie di fiori, minuscoli ma prodotti a migliaia, profumatissimi e molto apprezzati da api e farfalle
  • ad agosto i fruttini che ne derivano incominciano ad arrossarsi di scarlatto, persistendo fino a marzo dell’anno dopo in mezzo al fogliame color verde prato lucidissimo (ma ne esistono anche varietà a foglie screziate di rosa o arricciate)

La photinia resiste inoltre allo smog, al vento (meglio non salmastro), al freddo (fino a –8 °C), al caldo più torrido e alla siccità (trascorso un anno dall’impianto con generose annaffiature).
Può essere coltivata anche in vaso e pure ad alberello eliminando i polloni e i rami inferiori.
Piccola curiosità: a inizio Novecento non si allevava in siepe, bensì sempre come piccolo albero.

Il Lauroceraso, l’arbusto lucentissimo

La lucentezza del fogliame del Lauroceraso (Prunus laurocerasus) ovato-lanceolato, grande, verde prato in primavera e verde bottiglia in contro stagione, è imbattibile!
Ma gli esemplari allevati a cespuglio o ad alberello, in marzo-aprile, regalano anche una meravigliosa fioritura, sempre di minuscoli fiorellini portati da infiorescenze a pannocchia eretta, visitatissimi dalle api richiamate dal sentore intenso che si spande nell’aria circostante.

In siepe è difficile che accada, perché la potatura (di norma in aprile e settembre) compromette le gemme fiorali. D’altronde la resistenza del lauroceraso alle potature ripetute (tollera anche un terzo intervento in giugno) è proprio uno dei motivi che lo rendono un top per siepi.
Consiglio per la potatura del Lauroceraso: sarebbe meglio potarlo con i forbicioni e non con la tosasiepi, perché non andrebbero tagliate a metà le foglie, sia per l’estetica (si seccano rapidamente) sia per non far entrare possibili parassiti fungini (attenzione all’oidio o mal bianco in primavera!) o batterici.
Tollera l’ombra e il sole, l’aria salmastra e il gelo (fino a –15 °C), il vento gelido, un po’ meno quello torrido (una doccetta breve alle 7-8 di mattina in piena estate è assai gradita).
Attenzione: le drupe, simili a olive nere, sono velenose.

Laurotino e viburni: arbusti ricchi di fiori e fruttini

Il Laurotino o lentaggine (Viburnum tinus) tra la fine di febbraio e quella di aprile diventa una striscia bianco-rosata grazie ai piccoli fiori riuniti in corimbi, tenuemente odorosi e apprezzati da api, farfalle e pronubi vari. Ma non termina qui: da agosto al marzo successivo vi terranno compagnia le minuscole bacche color blu metallizzato, gradite dai merli. Il tutto su un fogliame persistente color verde scuro, ma verde pisello nella crescita primaverile, e variegato di crema o di giallo in alcune varietà. È anche una pianta “educata”, perché sporca veramente poco grazie al ricambio fogliare lento, per cui non capita mai di dover spazzare chili di foglie cadute in primavera. Sta bene al sole o all’ombra, al mare (non a due passi dalla riva) e in montagna, nell’inquinamento e nel vento, sempre irrigato per il primo anno dall’impianto, e tollera le potature (in gennaio, perdendo frutti e buona parte dei fiori) sebbene poco necessarie vista la crescita lenta.
Per chi desiderasse invece una siepe “scarmigliata” ci sono altri viburni, come il pallon di maggio (Viburnum opulus), V. carlesii, V. lantana, V. plicatum: offrono tutti una fioritura strepitosa, nei toni della neve o della crema, sopportano il caldo e il gelo, ma sono caducifogli.
Invece V. rhytidophyllum (a fioritura invernale) e V. davidii sono sempreverdi, adatti anche come punto focale. Tutti regalano anche i frutti, tossici per noi ma appetiti dagli uccellini.

Il Ligustro: l’arbusto dal profumo freschissimo

Ha il profumo più fresco e “maschile” di tutti: il Ligustrum ovalifolium si sente a metri di distanza durante l’abbondantissima fioritura candida che richiama sciami di api e farfalle dalla metà di aprile a quella di maggio. Il bis viene offerto poi alla metà di giugno da Ligustrum lucidum. Entrambi poi, se non potati, donano da agosto in poi ombrelle di bacche minuscole di colore viola scurissimo-nero, sul primo piluccate dai merli e sul secondo da piccioni e tortore (attenzione: per gli umani e gli animali domestici sono tossiche).
Sono forse gli arbusti più inossidabili: reggono temperature desertiche o gelate, neve e aria salmastra, siccità e inondazioni, le potature più severe e ripetute, il sole e l’ombra, lo smog cittadino o industriale, respingendo l’attacco dei parassiti animali (tranne l’oziorrinco) e fungini. L. lucidum può essere allevato anche ad alberetto, grazioso e mai invadente, levando con costanza i polloni basali.

FONTE AICG