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Perché l’albero di Natale vero è più sostenibile

Siete convinti che scegliere un albero di Natale finto sia più ecosostenibile? Errore: se lo terrete meno di 30 anni, la sua carbon footprint (“impronta del carbonio”, ossia l’anidride carbonica liberata nell’atmosfera per produrlo) sarà di ben 40 kg di CO2.
Invece un albero vero che il 7 gennaio finisce in discarica ha una carbon footprint di 20 kg di CO2, che diventa di 4 kg per l’abete riutilizzato per produrre energia (biomassa, cioè chippato e bruciato nella stufa) o compost e soli 2 kg per l’esemplare che continua la sua vita in vaso o in giardino.
E tenere un abete natalizio vero è più facile di quanto si pensi: basta conoscere una serie di piccoli accorgimenti per mantenerlo in perfetta forma dall’Immacolata all’Epifania. Ve li sveliamo tutti qui.

L’albero di Natale vero viene coltivato in vivaio

In Piemonte, Liguria e Toscana soprattutto esistono vivai specializzati nella produzione di alberi di Natale: c’è chi fa rose e chi invece fa Abies nordmanniana, Picea excelsa, P. punges e P. omorika.
Sono circa 1000 aziende, con 10mila addetti di filiera, quasi tutte su terreni marginali di media collina e montani altrimenti destinati all’abbandono e al degrado idrogeologico: salvaguardano un territorio altrimenti abbandonato.
Gli alberi veri, durante la crescita in vivaio, assorbono anidride carbonica dall’atmosfera, contribuendo a mitigare l’effetto serra. Quando vengono estirpati, sono sostituiti da altre giovani piante nello stesso vivaio, a continuare l’opera di sequestro della CO2.
A partire da metà novembre, gli alberi di 6-10 anni vengono prelevati con la zolla, che viene avvolta in tela o invasata in contenitore: è una garanzia di prelievo autorizzato. Queste piante allevate le trovate in vendita nel vostro Centro di Giardinaggio, l’unico in grado di assicurare che provengono da vivai e non da esboschi: questi ultimi avvengono, ma sono i Carabinieri Forestali a deciderli e le piante prelevate vengono poi vendute nei vivai forestali regionali di zona, con apposito cartellino.

Come far durare di più l’abete di Natale

Subito dopo l’acquisto l’albero va rinvasato in almeno due misure in più, anche per dargli maggiore stabilità ed evitare che si rovesci.
Mettete 3 cm di ghiaia grossolana sul fondo e riempite bene con un buon terriccio universale.
Ponetelo sul terrazzo e addobbatelo lì.
Se volete averlo in casa, portatelo dentro un paio d’ore prima che arrivino gli invitati, mettendolo lontano da fonti di calore: la temperatura massima sopportabile è di 18 °C e ricordatevi di riportarlo in esterni la mattina dopo.
Sempre per evitare che perda gli aghi, quando è in interni vaporizzate le fronde con acqua ogni mattina e ogni sera (vale anche per l’albero senza radici).
Annaffiatelo con regolarità: il terriccio deve rimanere appena umido, senza mai asciugarsi del tutto. Controllate l’umidità con un dito ogni 2-3 giorni se la pianta sta in casa, ogni 6-7 giorni se sta in esterni.

Cosa fare dopo le feste con l’abete vero

Dal 7 gennaio l’albero, se è stato ben tenuto ed è poco danneggiato (se non ha perso tutti gli aghi e i rami non sono secchi), può essere mantenuto in vaso (grande, da 32 cm ø in su) da un anno all’altro, oppure piantato in giardino (solo se avete almeno 10 m di spazio e di distanza dagli edifici).
Il vaso va tenuto in esterni, alle intemperie, non al sole fra maggio e settembre soprattutto dalla Val Padana in giù, annaffiando con regolarità appena il terriccio incomincia ad asciugarsi.
Si rinvasa in una misura in più ogni anno in aprile, a partire dal secondo anno. In marzo e in settembre si aggiunge una manciata di concime granulare per giardino, mescolandolo bene al terriccio superficiale.
In alternativa, informatevi se il punto vendita ne accetta la restituzione: potrebbe trasformarlo in chippato o in compost o darlo al Comune per una successiva piantagione sul territorio.
Oppure smaltitelo nel cassonetto dell’organico da dove andrà al compostaggio. In nessun caso si trasformerà in rifiuto imperituro.

FONTE AICG